9 febbraio 2013 20:11
Test Canon 40mm pancake f2,8 STM
Consigliato dall’amico Walter, soprattutto dopo aver letto la sua review, mi sono deciso anch’io di comprare questo obiettivo un po’ particolare. La presenza negli USA di “cugino-meteo-Giampaolo” durante il periodo del black friday oltrettutto me lo ha fatto acquistare ad una cifra molto conveniente (149,00 US$ da Adorama) ma finora è sempre stato chiuso in un cassetto.
Questa mattina, durante una delle mie solite passeggiate in paese, me lo sono portato dietro a mo’ di compattina per fare qualche scatto e testarne le prestazioni (anche se il post non vuole essere una review completa in quanto ce ne sono già a decine in rete).
La sua dote maggiore ovviamente è la leggerezza e trasportabilità; siamo vicini ad avere lo stesso ingombro del “tappo” copri bochettone. Di solito non porto mai la macchina con la cinghia al collo ma sempre sulla spalla dato il peso sia del corpo che della lente montata. Qui invece ho camminato per un’oretta buona sempre come fossi un giapponese e senza nessuna fatica. Addirittura il “troppo poco peso” porta in certi casi a esagerare e scattare con una mano sola come se avessimo il cellulare o la point&shot (e un paio di mossi a 1/30 me li sono beccati); inoltre lo spessore ridotto non permette la classica presa della mano sinistra sotto l’obiettivo, ma bisogna un attimo abituarsi a nuove impugnature.
Sulle prestazioni ottiche sono rimasto piacevolmente sorpreso; è difficile che un “prime” (ovvero un obiettivo fisso, non–zoom) abbia grossi difetti o deluda per la sua resa, ma stiamo sempre parlando di una “frittella” (traduzione di pancake) che costa 7 o 10 volte alcuni zoom che alla stessa focale hanno prestazioni simili (penso al 17-40, al 24-105L o al nuovo 24-70L II). Molto sharp anche a tutta apertura, colori molto buoni, bokeh ottimo (me lo aspettavo harsh come il 50ino f1,8), un pelo soft in 3 angoli su 4 (forse è il mio esemplare), vignetting accettabile.
La focale di 40 mm è quella che si dice un “normale”, ovvero assomiglia molto all’angolo focale che ha l’occhio umano; niente grandangoli spinti per panorami quindi, o tele per particolari da isolare. What you see is what you shot! Se all’inizio del mio giro ciò mi sembrava un limite (ho sempre trovato questo range di focali dal 35 al 70 banale e noioso), si è poi rivelato quasi una sfida. Paragonandolo a certe grappe, lo definirei “un obiettivo da meditazione”. Ci si ritrova infatti a pensare molto di più alla foto che si vuole fare e bisogna far lavorare l’occhio, il cervello e le gambe (che ricordiamo sono il miglior e piú economico zoom che esiste). Certo, se dietro di noi abbiamo un muro e il soggetto non entra, c’è poco da fare, mentre nel caso del tele possiamo benissimo contare sui n-mila megapixel che ormai oggi tutti hanno per operare tranquillamente dei mega-crop senza che la qualitá ne risenta (es. la foto #7 della gallery è un crop al 100% di una presa molto piú larga). Molto comoda la ridotta minima distanza di messa a fuoco (30cm), un po’ meno lo zoom non usm un po’ lento (ma tanto dobbiamo meditare, quindi non abbiamo fretta!).
Concludo con un’osservazione non legata alla lente in particolare. Oggi in pochi minuti di giro ho scoperto particolari e scorci del mio paese (che sono veramente 4 case e una chiesa) che in 15 anni non avevo mai visto. Meridiane con proverbi antichi, statue e installazioni artistiche nel giardino della biblioteca, iscrizioni sui muri che raccontano la vita dell’edifici, ecc. ecc. Se state imparando a fotografare, o se solamente avete questo hobby, USCITE e CAMMINATE nella vostra città: gli spunti sono infiniti.
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