Le Whitsundays
    
        Da Cairns un piccolo aereo (Dash 8) ci porta in un’ora sulla famosa isola 
        dell’arcipelago delle Withsundays. Durante il volo si notano alcuni atolli e 
        tracce di barriera corallina ma soprattutto un cielo sgombro da nubi per quasi 
        tutta la durata del tragitto. Le nuvole cominceranno ad addensarsi proprio poco 
        prima di arrivare e purtroppo saranno nostre compagne per gran parte del 
        soggiorno.
    
        Visto che questa è presumibilmente l’unica vacanza del 2017, avevamo deciso di 
        concederci un po’ di mare per finire il viaggio in relax e per sopperire appunto 
        alla nostra consueta settimana che di solito facciamo nel Mediterraneo o in Mar 
        Rosso. La scelta è caduta su questa isola che molti danno come uno dei posti top 
        del continente per le vacanze marine, un po’ come la nostra Sardegna insomma. 
        Purtroppo della Sardegna, l’isola ha solo i prezzi ma il resto lascia molto a 
        desiderare. Ho quindi capito perché molti, per concludere degnamente un viaggio 
        del genere, consigliavano Fiji o Nuova Caledonia e nessuna località australiana.
    
        A tutto questo si è aggiunto un fattore imprevisto. Quando a Cairns abbiamo 
        riferito, pour parlez, la nostra meta successiva, hanno sgranato gli occhi e ci 
        hanno preso per pazzi! “Ma non sapete che un paio di settimane fa un uragano 
        (Debbie) ha spazzato l’isola con venti a 260kmh per 36 ore ininterrotte??!; 
        sicuramente l’hotel ha avuto dei danni e sarà chiuso!”
    
        Confortati da questa rallegrante notizia, tipo “cara, andiamo a villeggiare ad 
        Amatrice quest’anno”, contattiamo l’hotel che invece ci dice che è aperto e 
        tutto funzionante.
    
        Ed in effetti la nostra struttura e molte altre sono passate indenni e nei circa 
        20 giorni (l’uragano è passato il 28 marzo e noi siamo arrivati il 18 aprile) 
        hanno ripulito il più possibile le aree comuni.
    
        Il paesaggio è comunque “lunare”: molte palme sono completamente senza chioma e 
        le più fortunate hanno perso solo metà dei rami mentre altri sono a penzoloni. 
        Gli altri alberi (es. le melleuche) sono invece completamente spogli e le 
        colline attorno alla baia sembrano reduci da un incendio ma senza il colore nero 
        provocato dalle fiamme. Alcuni tetti sono scoperchiati, alcune attività ancora 
        chiuse, ma la vita scorre normalmente, solo con molti giardinieri e operai 
        comunali a ripulire i giardini e le aiuole da decine di rami e sterpaglie.
    
        La spiaggia di Catseye, dove sorge il nostro hotel, è anch’essa cosparsa di 
        sassolini, piccoli detriti, insomma avrebbe bisogno di una bella rastrellata, ma 
        non è detto che fosse così anche prima di Debbie.
    
    
        Il perché della delusione in generale è presto detto: il mare non è un granché, 
        è vero che si possono fare crociere ed escursioni sulla barriera corallina ma 
        stare una giornata su un natante con 23 nodi di vento e mare forte solo per una 
        snorkelata non dev’essere piacevole. Il resto dell’isola è una Marina piena di 
        barche, negozi ed esercizi commerciali e poi una serie di stradine sulla quale 
        si muovono decine di buggy cars (le vetture private sono vietate) di turisti e 
        locals.
    
    
        Scelto in quanto Adults-only e l’unico con spiaggia privata e colazione inclusa, 
        non si è rivelato quello che ci aspettavamo e il suo alto costo non viene 
        ripagato da un adeguato servizio.
    
        Soprattutto al ristorante abbiamo avuto diversi disservizi: a colazione il 
        caffè/the e i succhi devono essere ordinati e arrivano sempre quando hai 
        praticamente finito di fare colazione (una mattina 25 minuti!). A pranzo per un 
        club Sandwich abbiamo aspettato 1h05’ e seppur non 
        ce lo abbiano fatto pagare per scusarsi, la cosa in un 5* disturba non poco. 
        L’acqua in bottiglia veniva portata calda, promettendo il ghiaccio che poi 
        arrivava dopo altro eterno tempo. Insomma avevamo voglia di provare una cena 
        “”importante” di degustazione (sui 200$ a testa con il match wine) ma il 
        pensiero di tali disservizi ci ha fatto desistere.
    
        La camera era proprio sopra il ristorante, con una stupenda vista sea-view e 
        infinity-pool-view e per fortuna non disturbata dai sottostanti avventori. Bello 
        l’arredamento, il bagno e la terrazza. Da migliorare invece la pulizia (sabbia 
        nella vasca e sul pavimento lasciata per due giorni) e soprattutto 
        la ruvidezza dell’housekeeping nel “bussare” (sarebbe meglio dire 
        “tentare di sfondare la porta a pugni”; una mattina alle 8.30 pensavo fosse in 
        corso un’evacuazione causa Debbie2 per l’energia e le urla con la quale ci hanno 
        svegliati)
    
        Un ultimo consiglio: mettete dei materassini sulle sdraio in spiaggia e piscina. 
        Dopo 10 minuti anche un fachiro si sarebbe lamentato!
    
        Niente da dire invece sul servizio di check-in che ci è venuto a prendere in 
        aeroporto con pulmino privato, ritirato i bagagli e fornite ampie spiegazioni.