Takayama e Shirakawago
            
                Giorno 6
            
                Takayama
            
                
                E’ giunta l’ora di abbandonare Tokyo. Raggiungiamo la Tokyo Station tramite la Chuo
                line e prendiamo per la seconda volta lo Shinkansen che ci porterà fino a Nagoya.
                Da qui proseguiamo su un 
                    treno locale (diesel) che in 2 orette ci porterà a destinazione attraverso
                valli e montagne
                in un contesto panoramico molto bello (se non fosse per il solito cielo bianchiccio/uggioso).
            
                In questa piccola città, nota per le sue antiche case di legno, abbiamo deciso di
                provare un hotel tradizionale giapponese, il cosiddetto ryokan, con annesso Onsen (bagno termale). Appena arrivati
                al Tanabe Ryokan
                veniamo accolti calorosamente dalla proprietaria e dal suo staff che ci fa immediatamente
                togliere le scarpe all’ingresso e ci illustra la camera e gli usi dell’hotel. La
                camera è ampia,
                in mezzo al tatami vi è il tavolo dove si cena e si fa colazione e al cui posto
                la sera vengono preparati 
                    i letti futon a pavimento. I pasti vengono serviti appunto in camera con
                un cerimoniale particolare e soprattutto la cena è una lista infinita di piatti
                e vivande (ho contato almeno 
                    20 ciotoline!). La colazione, purtroppo :-) idem e dopo averci provato la
                prima mattina, il giorno dopo abbiamo desistito e chiesto una western breakfast:
                il polipo crudo
                alle 8 di mattina proprio non andava giù !!
                
                L’esperienza comunque secondo me è da provare, magari solo per una notte e non per
                due come abbiamo fatto noi; in certi momenti ti senti molto scemo a pagare cifre
                molto alte (i ryokan sono tutti molto cari) per dormire per terra, mangiare scomodo
                e girare in vestaglia (yukata) e calzini tutto il giorno :-) L’Onsen poi nel nostro
                caso era una semplice grande vasca con acqua calda (termale?? mah) e sicuramente
                meno suggestivo di un laghetto naturale tra le rocce come se ne trovano al nord.
                Il servizio comunque è stato ottimo e ci si sente come in famiglia per come si è
                trattati (un po’ come in certi B&B irlandesi).
            
                La cittadina di Takayama è molto carina anche se la quantità abnorme di negozietti
                di souvenir, dolci e tutto quanto annesso al turismo l’ha un po’ rovinata. Il quartiere
                delle case antiche in legno sarebbe suggestivo se le stesse case appunto non fossero
                poi dei negozi che vendono tutti le stesse cose e poco hanno di tradizionale (vorrei
                sapere quanto della merce è veramente made in japan). Fanno eccezione un paio di
                locali come una “enoteca”
                    di Sake molto bella e poco altro.
            
                
                L’altra “attrazione” di Takayama è il mercato mattutino che si svolge in due luoghi
                distinti: lungo la riva del fiume che attraversa la città e nella piazzetta davanti
                ad un tempio. In entrambi i casi si tratta di piccole bancarelle, dove signore solitamente
                anziane (contadini che vengono da fuori ? probabile…) vendono frutta, verdura, fiori
                o altri prodotti della terra. Forse per i giapponesi ormai è una cosa fuori dal
                tempo, ma a me è sembrata una cosa del tutto normale come si vede ancora in molte
                nostre città (il mercato del sabato di piazza IV novembre per i bolzanini, insomma).
                Ed inoltre di fronte alle bancarelle, ALTRI negozi di souvenir, bambole sarubobu,
                ecc. Molto (troppo) commerciale insomma.
            
                Giorno 7
            
                Shirakawa-go
            
                
                Dopo la (non) colazione tradizionale giapponese (quella col citato polipo e l’aringa)
                ci rifacciamo nella “nostra”
                    panetteria preferita che abbiamo eletto come “best bakery of Japan” e partiamo
                con il bus della linea Noshu per Skirakawa-go (non proprio economico, 4300 yen per
                una a/r). Il villaggio è noto per le sue case dai tetti di paglia molto spioventi (60 gradi) chiamate
                Gassho-zukuri ed è sicuramente molto affascinante. D’inverno deve nevicare moltissimo,
                vedendo alcune foto esposte dove le casette sono coperte da un manto bianco che
                le incappuccia nonostante la forte inclinazione delle falde. Giriamo tutto il paese
                fino al viewpoint panoramico in collina in un paio di ore (anche qui intervallando
                con soste ai vari negozietti) e pranziamo in un localino modesto ma che ci offre il solito sostanzioso monopiatto
                (soba+tempura per me, riso+beef per Silvia) a pochi yen.
            
                Sicuramente il villaggio merita di essere visitato, anche se sarebbe stato da organizzarsi
                meglio per non dedicargli un’intera giornata (es. visitarlo la mattina presto e
                ripartire dopo pranzo per la prossima meta, ma con l’incognita di dove mettere i
                bagagli e non sapendo in anticipo gli orari dei bus).